Borgen – Stagioni 1 e 2
DR Fiktion (2010-2013)
Un telefilm che tratta di politica potrebbe sembrare a prima vista di una noia allucinante. Roba da pseudo intellettuali, per intenderci. In realtà, trovandoci di fronte a Borgen, capiamo dopo due minuti che non è così. Questo telefilm danese del 2010, trasmesso in Italia da LaEffe, riesce ad appassionare, a rendere coinvolgente ogni singola puntata. Anche perché ci offre un punto di vista più ampio e mai banale.
Borgen in danese significa Castello, ed indica il palazzo dove hanno sede i tre principali luoghi del potere: ufficio del Primo Ministro, Parlamento, Corte Suprema. Il personaggio principale è Birgitte Nyborg, leader del Partito Moderato che, inaspettatamente, si trova a vincere le elezioni e ad essere a capo di un governo che possiamo definire di “larghe intese”, diventando così il primo presidente donna del suo paese. L’intreccio si snoda in maniera chiara ed efficace. Intendiamoci: non si tratta di un banale quadretto in cui tutti sono belli, bravi e buoni e lottano, mossi da profondo idealismo, per il bene della nazione. Tutt’altro: in ogni puntata (in tutto sono trenta, divise in tre stagioni) troviamo la tenace Birgitte impegnata a combattere per la sopravvivenza del suo governo, tra le manovre dell’opposizione e dei suoi giornali, pretese sempre crescenti da parte degli alleati, mediazioni con le diverse parti sociali e scandali interni. Il tutto mantenendo sempre un’etica di fondo ed in chiave molto realistica, mostrando le dinamiche e le difficoltà sottese a questo lavoro. L’aspetto però più affascinante e coinvolgente è un altro: se da un lato una parte rilevante del racconto è occupata dalla vita pubblica del leader, il personaggio è però analizzato, tout court, anche a livello privato. La Nyborg si trova a dover conciliare questi due aspetti, a dover guidare una nazione e, nel contempo, a tenere in piedi la famiglia, a non trascurare gli affetti. Tra un viaggio in aereo e un meeting internazionale, la osserviamo preparare la cena per i figli, aiutarli con i compiti, e cercare di non trascurare neppure il marito. Questa sua dedizione completa sia al lavoro che alla famiglia la rende sicuramente più vicina e più umana. Entrambe le esigenze diverranno però sempre più inconciliabili, complicando non poco la vicenda.
Questo punto di vista ambivalente non vale solo per la Nyborg, ma anche per gli altri personaggi della serie: a partire da Kasper Juul, lo spin doctor del presidente (una sorta di tattico impegnato a curare l’immagine mediatica del leader e a studiarne le mosse), uomo misterioso e dal passato tormentato, impegnato in una relazione complicata con Katrine Fonsmark, brillante giornalista d’inchiesta della principale televisione nazionale. Anche qui, perciò, le esigenze pubbliche e private risultano difficilmente conciliabili.
Non è possibile non cogliere in Borgen un forte messaggio femminista: Birgitte Nyborg, interpretata, a mio parere, in maniera magistrale da una magnifica Sidse Babett Knudsen (nome quasi impronunciabile), donna carismatica e dalla spiccata personalità, è il modello della donna moderna, che non si rassegna a stare in casa ad accudire i figli ma intraprende una carriera di successo. Ad un certo punto, infatti, è proprio il marito che si trova a dover rinunciare al proprio lavoro per occuparsi della famiglia.
Borgen ci dice anche, banalmente, mostrandoci anche i (tanti) aspetti negativi, che la politica è una cosa bella e necessaria, se guidata da persone competenti e in grado di anteporre l’interesse pubblico al proprio. Un messaggio di speranza che in Italia non andrebbe trascurato, ma che sembra lontano anni luce dalla nostra realtà.
DR Fiktion (2010-2013)
Borgen in danese significa Castello, ed indica il palazzo dove hanno sede i tre principali luoghi del potere: ufficio del Primo Ministro, Parlamento, Corte Suprema. Il personaggio principale è Birgitte Nyborg, leader del Partito Moderato che, inaspettatamente, si trova a vincere le elezioni e ad essere a capo di un governo che possiamo definire di “larghe intese”, diventando così il primo presidente donna del suo paese. L’intreccio si snoda in maniera chiara ed efficace. Intendiamoci: non si tratta di un banale quadretto in cui tutti sono belli, bravi e buoni e lottano, mossi da profondo idealismo, per il bene della nazione. Tutt’altro: in ogni puntata (in tutto sono trenta, divise in tre stagioni) troviamo la tenace Birgitte impegnata a combattere per la sopravvivenza del suo governo, tra le manovre dell’opposizione e dei suoi giornali, pretese sempre crescenti da parte degli alleati, mediazioni con le diverse parti sociali e scandali interni. Il tutto mantenendo sempre un’etica di fondo ed in chiave molto realistica, mostrando le dinamiche e le difficoltà sottese a questo lavoro. L’aspetto però più affascinante e coinvolgente è un altro: se da un lato una parte rilevante del racconto è occupata dalla vita pubblica del leader, il personaggio è però analizzato, tout court, anche a livello privato. La Nyborg si trova a dover conciliare questi due aspetti, a dover guidare una nazione e, nel contempo, a tenere in piedi la famiglia, a non trascurare gli affetti. Tra un viaggio in aereo e un meeting internazionale, la osserviamo preparare la cena per i figli, aiutarli con i compiti, e cercare di non trascurare neppure il marito. Questa sua dedizione completa sia al lavoro che alla famiglia la rende sicuramente più vicina e più umana. Entrambe le esigenze diverranno però sempre più inconciliabili, complicando non poco la vicenda.
Questo punto di vista ambivalente non vale solo per la Nyborg, ma anche per gli altri personaggi della serie: a partire da Kasper Juul, lo spin doctor del presidente (una sorta di tattico impegnato a curare l’immagine mediatica del leader e a studiarne le mosse), uomo misterioso e dal passato tormentato, impegnato in una relazione complicata con Katrine Fonsmark, brillante giornalista d’inchiesta della principale televisione nazionale. Anche qui, perciò, le esigenze pubbliche e private risultano difficilmente conciliabili.
Non è possibile non cogliere in Borgen un forte messaggio femminista: Birgitte Nyborg, interpretata, a mio parere, in maniera magistrale da una magnifica Sidse Babett Knudsen (nome quasi impronunciabile), donna carismatica e dalla spiccata personalità, è il modello della donna moderna, che non si rassegna a stare in casa ad accudire i figli ma intraprende una carriera di successo. Ad un certo punto, infatti, è proprio il marito che si trova a dover rinunciare al proprio lavoro per occuparsi della famiglia.
Borgen ci dice anche, banalmente, mostrandoci anche i (tanti) aspetti negativi, che la politica è una cosa bella e necessaria, se guidata da persone competenti e in grado di anteporre l’interesse pubblico al proprio. Un messaggio di speranza che in Italia non andrebbe trascurato, ma che sembra lontano anni luce dalla nostra realtà.