giovedì 14 novembre 2013

Friends will be Friends

20th Century Boys – Naoki Urasawa
(1999-2006) – Planet Manga

Premessa: Naoki Urasawa è un genio.
Ciò detto, possiamo iniziare.
Sebbene sia un manga non proprio recentissimo (almeno al suo inizio!) io l’ho scoperto in un periodo in cui, di fatto, non avevo quasi nulla da leggere.
Non so, devo dire che le copertine non mi intrigavano granché. Sebbene siano tutt'altro che brutte, anzi. Ma a volte è proprio solo una questione di pelle. Tuttavia, alla fine, un paio di anni fa mi faccio convincere dal mio fumettaro a suon di “vedrai che ti piace, è intrigante”. “Grazie, tu lo vendi!” ribattevo io.
Ma alla fine mi faccio convincere e voilà!
Recensione che comunque risulta piuttosto semplice. Infatti, come in (quasi) tutti i manga di Urasawa la trama è talmente intrecciata e non sequenziale che, di fatto, fare spoiler è quasi impossibile.


Comunque... Proviamoci!
20thCB è la storia di Kenji, giovane uomo sulla trentina (all'inizio del manga) con un passato pieno di sogni da rockstar e un presente di cui si sente prigioniero, tra lavoro nel negozio di famiglia e la tutela della piccola nipotina Kana, figlia della sorella scomparsa. La vita di Kenji viene sconvolta dalla morte di un vecchio amico di cui aveva quasi perso le tracce. Da qui la storia assume un crescendo quasi rossiniano che ha come prima conseguenza il ricongiungimento del vecchio gruppetto di amici di Kenji. Quegli amici con cui da bambino si divertiva a inventare storie di attacchi terroristici, virus, salvataggio della terra e che sembrano, incredibilmente, prendere forma e vita (e portare morte) nel presente, attorno alla figura dell’Amico, leader del partito dell’Amicizia. Dire di più è francamente complicato, sia per il numero di personaggi coinvolti che per il numero di sottotrame allestite.
Una storia fatta di sconfitte e di crescita, in cui alla fine come spesso accade nelle storie di Urasawa, i personaggi sono funzionali alla storia, che è la vera protagonista del manga.
Disegni normali, trama a prima vista normale. Allora cosa fa di questo manga un qualcosa di simile (soprattutto fino a ¾ della pubblicazione) ad un capolavoro? Se devo proprio dare una risposta a questa domanda direi il modo di raccontare la storia, con continui flashback che scoprono pian piano le carte (o che invece coprono le carte?). Flashback che vanno di pari passo con il “recupero” della memoria del protagonista. Un mistero, quello sull'identità dell’Amico, pari al famoso (per vetusti come me) mistero sull'assassino di Laura Palmer, o quello più recente sull’identità di Red John, o sul nome dell’unico capello (clonato) di Berlusconi. Mistero che ad ogni numero si infittisce, grazie ad una storia che diventa sempre più complessa e ai ricordi che affiorano come pezzi di un puzzle. Già, un puzzle... Se un difetto si deve trovare alle capacità narrative di Urasawa è proprio quello di avere troppa fiducia nelle facoltà deduttive e di interconnessione dei suoi lettori. Io ho avuto la fortuna (e questo è un suggerimento che do) di leggere tutti i numeri a breve distanza l’uno dall'altro e devo dire che me li sono goduti proprio tanto... Almeno fino a... No no... Sto andando troppo avanti!
Per il resto consigliatissimo. Una unica domanda per i (pochi) lettori: “vi ricordate i nomi di tutti i bambini che giocavano con voi quando avevate 10 anni? Tutti tutti? Anche di quello che magari stava sempre nell'angolo? Sicuri? E vi ricordate di quella volta in cui, dopo l’ennesima puntata di goldrake/gundam/daitarn/etc giocavate a salvare il mondo? O forse si giocava a diventarne padrone e dominarlo?