(2000-2008 Kodansha) Edizioni Dynit
“It’s only Rock and roll but I like it”, dicevano gli Stones nel lontano ’74. E con questo potrei anche salutarvi che l’articolo sarebbe esaustivo. Siete ancora qui? Non siete già andati ad aprire un mutuo per comperarvi la serie completa di 34 volumi? Va bene, vorrà dire che comincerò a rubarvi del tempo per enumerare i mille e mille pregi di questo manga dal suono distorto ed emozionante, cercando di spiegarvi perché quel mutuo è assolutamente necessario.
Mettiamo che siate persone sagge e, complice la vostra banca, abbiate già di fronte il primo volume. Prima reazione: “Cazzo, se è disegnato male!”. Prima risposta: “No, non è disegnato male, è disegnato piuttosto bene, ma c’è bisogno di tempo per apprezzare lo stile.”. Vi garantisco che attorno ai numeri 13-14 vedrete una serie di tavole “da brividi”, non sto scherzando, brividi veri. Vedrete tre-quattro facciate di fila senza dialoghi, avrete la pelle d'oca e vi sembrerà di sentire i feedback delle chitarre e la folla urlante reclamare un bis.
Piccolo sguardo sulla vicenda. Koyuki, impacciato ragazzino delle medie con una cultura musicale prossima a quella di un’ameba (ah, come mi sono sforzato per non fare nomi!), salva uno strano cane dalle torture di un branco di ragazzini, così facendo si imbatte nell'ancora più strano padrone: Ryusuke, un chitarrista dal raro talento, appena rientrato dagli Stati Uniti. Frequentando quest’ultimo, Koyuki si interessa gradualmente al rock indipendente e, visto l’entusiasmo del ragazzino, Ryusuke decide di regalargli una delle sue chitarre. Qui la vicenda inizia a farsi parecchio interessante, soprattutto quando, dopo qualche anno, Koyuki entra a far parte della nuova band dell'amico: i Beck.
Non pensate a Dragon Ball per favore, Koyuki non si trasforma, non spara palle di fuoco dalla sua Fender Telecaster gridando coreografici nomi di mosse speciali. Qui si parla di sudore, nottate passate sullo strumento, concerti in scantinati per pochi soldi, litigi, estenuanti tournée, concerti sotto la pioggia che diventeranno leggendari e, perché no, una strana storia d’amore che pare tutto tranne che scontata. Koyuki, da ragazzino timido, passando attraverso tutto questo, si avvia a diventare chitarrista, cantante e autore di una band giapponese indipendente che cerca di uscire dall'angusto panorama del rock nipponico.
Il tutto è assemblato con grande equilibrio ed intelligenza. Le biografie di molti divi del rock sembrano molto più fantasiose di questo manga, che rimane con i piedi saldamente ancorati alla realtà con tutto il possibile amore per la musica, quella vera, vissuta, che nasce in un garage quando il genio incontra la gavetta. E lo stile peculiare con cui la saga dei Beck è rappresentata, fatto di personaggi ridotti a poche linee, di strumenti dettagliatissimi e di esilaranti citazioni nelle copertine dei capitoli, contribuisce a rafforzare l’unicità di un fumetto che non permette di interrompere la lettura neppure quando il sonno scalpita. Certo, va lasciato procedere. Come i musicisti di cui si racconta, anche il manga parte da una situazione comune, per lasciar crescere la carica emotiva volume dopo volume.
Devo ammettere di aver visto prima l’anime, che copre solo i primi 11 volumi del fumetto, (ben realizzato, con grande attenzione al lato sonoro, vedere link a fondo pagina per credere). Ma, come sovente accade, non c’è trippa per gatti, o non c’è LSD per i Beatles, se preferite, le capacità di Sakuishi come sceneggiatore fanno sì che l’originale cartaceo riesca ad arrivare in modo molto più diretto al fruitore. E forse è anche un po’ merito del fatto che in questo modo ciascuno può sentire nella propria testa i Beck suonare la migliore musica di sempre.