giovedì 3 luglio 2014

PVPR #5









CLAUDIO








The Kingkiller Chronicles - Patrick Rothfuss
Semplicemente: i due migliori libri fantasy post Signore degli Anelli.
Nessuna saga ha inchiodato alla sedia e a un libro il sottoscritto fin dai suoi primi capitoli come questa. Dall'idea di base davvero simpatica (un'intervista al protagonista che racconta la sua vita), si sviluppa una classica trama fantasy, abitata da     personaggi praticamente vivi, che crescono e stupiscono il lettore ad ogni capitolo.
Libri, peraltro, scritti ottimamente e narrativamente bilanciatissimi. Fantastiche le parti di "storia nella storia", utilissime ad alimentare domande e dubbi nel lettore. Neo? Tutte queste cose costano tempo, e il buon Rothfuss se lo prende (giustamente) tutto, lasciando noi poveri e avidi lettori in attesa del prossimo capitolo.
La saga è appena cominciata (2 soli libri), ma se ne prevedono delle belle.











Inheritance - Cristopher Paolini
Un (o forse IL) caso letterario Fantasy di qualche anno fa. La storia gli appassionati sicuramente se la ricorderanno. Cristopher Paolini diventa con Eragon (scritto quando aveva 15 anni) il nuovo enfant prodige della letteratura fantasy. E ci può stare: primo capitolo della serie Inheritance, Eragon è un fantasy discreto, con qualche leggerezza ma dall'idea di base abbastanza accattivante (sebbene non certo nuova. I problemi iniziano quando il buon Paolini cresce e ci propina i 3 successivi libri. Il salto di qualità che ci si aspetta, la crescita sia dal punto di vista della trama che della scrittura non avvengono mai... Mai mai mai... Anzi, se possibile si assiste ad una lunga e progressiva involuzione dei personaggi che si ispiravano e alla fine scopiazzano ben più noti e storici personaggi della filmografia americana (vedere precedente puntata di PR-PV per averne conferma. Paolini è giovane, ma di sicuro, ad oggi, rimandato.


ENRICO















Titus Andronicus – The monitor

Un concept alternative-folk-punk sulla guerra di secessione e uno dei miei dischi preferiti di sempre, chiude definitivamente la questione se il punk sia morto: si è solo trasformato, da un lato, in qualcosa di decisamente originale e interessante come il disco in questione (o i Refused o i Gogol Bordello), da un altro in qualcosa di abominevole, noioso e nazional-popolare (Ska-P e Green Day per fare due nomi). Disgraziatamente il tempo ha poi trasformato i Titus in qualcosa di meno interessante.










Damon Albarn – Everyday robots

Ultima fatica dell’ex leader dei Blur, infinitamente meno interessante di tutti i suoi lavori recenti (Rocket Juice and the moon, The Fall). Non un brutto disco, ma sicuramente una delusione rispetto alle aspettative che mi ero creato nell’attesa.