(2001) – Fox
Tutto inizia con una vacanza estiva rilassante e romantica in montagna, o, quantomeno, rilassante e romantica fino a quando il primo dvd di 24 viene inserito nel lettore. Da quel momento, per un paio di giorni la vacanza si trasforma in ansia, tensione, carenza di sonno. 24 episodi da 45 minuti in due giorni. E la certezza che non avremmo potuto fare altrimenti.
24 è la prova provata che puoi osare pur rimanendo apprezzabile dal grande pubblico. 24 è un thriller che non ti molla un attimo, ed è zeppo di ottima azione, di quella dei “Trappola di cristallo”, “L’ultimo boyscout”, ma sparatorie ed esplosioni sono miscelate ottimamente a spionaggio, controspionaggio, contro controspionaggio e, perché no, controcontrocontrospionaggio.
Il nome della serie non è un codice segreto e nemmeno la risposta alla grande domanda fondamentale su dio, l’universo e il tutto. 24 sono le ore di un giorno, ovvero il tempo che ha il protagonista, Jack Bauer del CTU di Los Angeles (agenzia di anti-terrorismo) per sventare un attentato. 24 episodi, 24 ore, 45 minuti a episodio, aggiungiamo che nella trasmissione in TV ci devi mettere 15 minuti di pubblicità, arriviamo a 60 minuti. Risultato: 24 è in tempo reale.
No, non mettetevi a pensare: “Che figata!!!”. La vera figata è che la cosa è stata curata in tutti quei minimi dettagli che qualunque nerd paranoide si aspetterebbe. Tipo la cura dell’illuminazione in ogni singola scena (che deve combaciare con quella dell’ora in cui si svolgono i fatti), gli intrecci continui tra le diverse linee di narrazione con un sdoppiamento dello schermo durante le telefonate. Se aggiungiamo una trama interessante e ottimamente scritta, colpi di scena in via uno dentro l’altro, un ottima regia, e il figlio d’arte Kiefer Sutherland, il gioco è fatto. Va detto però che la prima serie dimostra visivamente tutti i suoi 12 anni, soprattutto per i colori e per il fatto che ci sono quasi in ogni scena telefoni cellulari che riportano alla memoria ricordi che nemmeno il primo capitolo di Monkey Island.
Sguardo velocissimo alla trama. Si parte alla mezzanotte della giornata delle primarie presidenziali in California. Il nostro agente speciale, che potremmo amichevolmente soprannominare “Garantismo, questo sconosciuto”, viene a sapere che nelle successive 24 ore ci sarà un attentato al senatore David Palmer, un afroamericano con la possibilità di diventare Presidente degli Stati Uniti d'America (teniamo presente che è il 2001, Obama si candiderà solo 7 anni dopo). Nel frattempo, la figlia di Bauer, che soprannomineremo meno amichevolmente “Non importa quello che fai, tanto peggiorerai solo la situazione”, ha un appuntamento con dei ragazzi che (ovviamente, a sua insaputa) fanno parte della cospirazione.
Il principale punto di forza della serie è il sadismo estremo degli sceneggiatori che riescono, negli ultimi 10 secondi di ogni puntata dopo 45 minuti di tensione, a ribaltare tutto o a piazzare una svolta che ti toglie qualsiasi possibilità di scelta sull’eventualità di spegnere ed andare a dormire. E’ un meccanismo collaudato, è esattamente quello che si aspetta, ma in vita mia non l’ho mai visto applicato con tanta perfezione dal primo all’ultimo episodio.
Il secondo punto di forza è la legge di Murphy. Dal primo secondo della serie fino all’ultimo secondo dell’ultima puntata “Se qualcosa può andare male lo farà”. Lo sai perfettamente, eppure riescono a sorprenderti in continuazione. E lo fanno usando tutti gli stramaledettissimi corollari della legge di Murphy tipo: “Se c'e' una possibilità che varie cose vadano male, quella che causa il danno maggiore sarà la prima a farlo” unita a “Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa puo' andare male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto”
E’ lecito che vi chiediate se il mio giudizio più che molto positivo sulla serie possa essere offuscato dalla mancanza di sonno di quei due giorni di fuoco. Non è possibile, sto guardando giusto in questi giorni la seconda serie, con molta più tranquillità, e anche dormendo i giudizi non cambiano. E, finiti gli episodi della serata, nonostante il pensiero di doversi svegliare presto per andare a guadagnarsi la pagnotta, è tremendamente difficile schiacciare quel maledetto tasto rosso sul telecomando.